Il senso della refezione nella scuola dell'infanzia

L’iniziativa parlamentare elaborata “Libertà di stare a mensa o a casa per gli allievi della Scuola dell’infanzia” di Sergio Morisoli proponeva di rendere facoltativa la refezione per i bambini della scuola dell’infanzia.

Il tema è solo in apparenza semplice. Il Parlamento lo scorso 23 giugno ha raggiunto un consenso che rende facoltativa la frequenza nell’anno facoltativo della scuola dell’infanzia e prevede delle deroghe alla frequenza per casi particolari negli anni obbligatori della scuola dell’infanzia, dando sempre priorità all’interesse dei bambini.

La refezione scolastica è un sistema molto radicato nella nostra realtà da quasi cento anni, svolgendo un importante compito educativo e di integrazione sociale. La tradizione della refezione nel nostro Cantone ha avuto un’importante diffusione durante l’ultimo periodo bellico. Dagli anni ’50 si è consolidata e attualmente ben il 96% delle sezioni di Scuola dell’infanzia ha una refezione. I bambini (tranne casi particolari) dopo un certo periodo di ambientamento, consumano il pasto con i loro compagni e gli insegnanti. Sono poche le sezioni che non conoscono ancora la Scuola dell’infanzia senza refezione, in genere per carenze logistiche che non hanno permesso di istituirla: ma i Comuni che non ne hanno una sono ben decisi a costruirla. La refezione alla scuola dell’infanzia è molto apprezzata dalle famiglie e dai bambini stessi e negli anni la frequenza è costantemente molto alta. Trasformarla in un servizio facoltativo avrebbe più conseguenze negative di quanto appaia a prima vista.

Perché la refezione è importante?
Il momento del pasto in comune è riconosciuto anche dalla legge come parte integrante dell’attività didattica e pedagogica. Lo hanno ribadito recentemente in una lettera anche i Direttori degli istituti comunali che riconoscono il ruolo formativo della refezione, perché stimola delle competenze riguardanti tutte le aree dello sviluppo infantile. Gli stessi Direttori precisano che “devono essere garantite tutte le condizioni e i presupposti contestuali e organizzativi che permettano ai bambini e ai docenti di vivere questi momenti di quotidianità scolastica secondo i principi elencati in precedenza”.

Che cosa significa questo? Significa che l’idea di rendere facoltativa la re- fezione per tutta la durata della scuola dell’infanzia cozza contro gli obiettivi educativi definiti che valoriz- zano il nostro sistema educativo.

La refezione non consiste nel semplice gesto del nutrirsi e per il bambino è un’attività ben diversa rispetto al mangiare in famiglia, perché deve socializzare, condividere tempo e spazio, usare forchetta e coltello, apparecchiare, sparecchiare, servire e rassettare. Inoltre, l’alimentazione offerta dalla refezione è sana e variata, crea buone abitudini e contribuisce perciò a prevenire l’obesità.

Anche i più piccoli si adattano man mano a certe regole, ma hanno la fortuna di essere accompagnati in questo sforzo e di farlo in compagnia dei loro pari. È un viaggio armonioso compiuto a piccoli passi verso una meta importante, quella dell’autonomia.

Infine il fatto di poter contare sulla refezione è una risposta concreta ai bisogni di moltissime famiglie nell’ottica di una migliore conciliazione lavoro-famiglia, da più parti richiesta, anche dal mondo economico.

È chiaro che in questi ultimi anni ci sono stati dei cambiamenti a tutti i livelli scolastici. Il sistema scolastico a partire dalla Scuola dell’infanzia è confrontato con nuove esigenze, come l’implementazione del piano di studio, l’obbligatorietà a 4 anni, necessità alimentari diversificate. Il sistema è confrontato anche con alcune difficoltà, come un certo aumento del numero di bambini con comportamenti difficili. Una riflessione sulla scuola dell’infanzia certamente si impone. Rendere la mensa facoltativa come richiesto nell’iniziativa però non risolverebbe queste difficoltà, ma potrebbe anzi crearne di nuove. È il momento di trovare soluzioni per migliorare laddove ci sono problemi, senza intaccare le conquiste di un sistema che ha dato finora ottimi risultati.

di Daniela Pugno Ghirlanda, granconsigliera