Le statistiche nazionali rivelano anche una differenza tra il numero di posti di lavoro persi dalle donne (14’000) rispetto agli uomini (9’000), di cui 4’200 in Ticino.
Va sottolineato che durante la pandemia le donne sono state al fronte sin dall’inizio, in quanto attive nelle professioni essenziali e nell’assistenza ad altri, spesso in condizioni difficili (carenza di personale, mancanza di attrezzature, ore straordinarie obbligatorie).
Abbiamo festeggiato i 50 anni del diritto di voto e di eleggibilità delle donne un mese fa, eppure le donne che siedono nei Municipi o nei Consigli di Stato sono poche (o totalmente assenti come in Ticino). Medesimo discorso vale per i vertici dell’amministrazione pubblica e privata. Questo significa che le competenze e le necessità femminili non possono veramente essere affrontate durante i dibattiti e nelle decisioni prese dagli organi politici: questo spiega anche perché le donne sono costrette a rimanere un passo indietro.
Per uscire dalla crisi sanitaria senza che le donne subiscano ulteriori danni a livello economico, professionale e sociale, bisogna assolutamente che la politica tuteli i diritti delle donne e sviluppi misure proattive per il raggiungimento della pari opportunità.
di Lorena Gianolli, sindacalista VPOD Ticino