A chi volesse approfondire ulteriormente il tema dell’ozio, consigliamo di leggere quest'interessante riflessione del Sig. Ortelli, e la consultazione delle varie opere citate. Buona lettura!
"Ecco un elenco dei libri che ho citato nel corso dell’esposizione. (Mi servivano per riflettere sul fatto che l’ozio – il tema del giorno – può essere il luogo del pensiero come origine dell’autocoscienza e della responsabilità). Questi i tre libri che avevo con me (tutti in relazione al tema del pensiero: non pensiero in senso tecnico e specialistico, ma nel senso di consapevolezza di sé e del reale, come attività di giudizio responsabile).
Hannah Arendt, Responsabilità e giudizio, a cura di Jerome Kohn, Torino, Einaudi, 2004. (Il libro raccoglie diversi saggi. In particolare, per quanto riguarda il punto da me toccato, ossia il “pensiero” di Socrate, cfr. pp. 70-106, all’interno del saggio Alcune questioni di filosofia morale, 1965-1966, pp. 41-126).
Hannah Arendt, L’umanità in tempi bui. Riflessioni su Lessing, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2006. (Si tratta del discorso che la Arendt pronunciò ricevendo il Premio Lessing, conferitole dalla città di Amburgo: il dialogo e l’amicizia come espressione del pensiero e del proprio radicamento nel mondo).
David Foster Wallace, Questa è l’acqua, Torino, Einaudi, 2017. (È un libro di racconti, bellissimi, del grande scrittore americano. Contiene anche, pp. 140-152, il testo di una lezione da lui tenuta presso il Kenyon College in occasione del conferimento delle laure agli studenti, il 21 maggio 2005. Il titolo della lezione – Questa è l’acqua – fa anche da titolo al volume. Tema: la lotta contro il “pensiero automatico”: l’invito a vivere “in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno”. La cultura, in questo senso, “è realmente il lavoro di una vita, e comincia… adesso).
Allego anche il link all’audio originale => https://www.brainpickings.org/2012/09/12/this-is-water-david-foster-wallace/
Nel corso dell’esposizione ho citato anche: Hannah Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Milano, Feltrinelli, 2013. (Su incarico del giornale “New Yorker”, Hannah Arendt assiste nel 1961 al processo del criminale nazista a Gerusalemme. Il libro è il risultato della sua riflessione, cioè del suo tentativo di “capire”. La conclusione: Eichmann non è un mostro di crudeltà, ma piuttosto un banale burocrate incapace di distinguere il bene dal male, ossia incapace di assumersi la responsabilità del giudizio)".