Il Sindacato VPOD ha promosso il referendum conto il Decreto legislativo concernente
il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni, adottato da una risicata maggioranza del Parlamento ticinese il 19 ottobre 2021.
Votare NO significa opporsi ad un risanamento ingiusto delle finanze e chiedere il rispetto della legalità. In questo ambito l’art. 34 ter della Costituzione cantonale invita ad un approccio equilibrato e l’art. 31d della Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato impone che si faccia un Piano di riequilibrio, che agisca sulle spese e sui ricavi. Ad es. nella manovra di risanamento delle finanze del 2019 le riduzioni di spesa sono state il 48% ed i maggiori ricavi il 52%. Escludere ogni aumento delle entrate, come fa il Decreto referendato, è ingiusto, perché ai ricchi non sarà chiesto nulla, mentre tutti i sacrifici peseranno sulla maggioranza dei Ticinesi.
Inoltre, contrariamente a quanto indica la Legge sul Gran Consiglio e i rapporti con il Consiglio di Stato, il Governo non ha avuto la possibilità di presentare al Parlamento un messaggio sull’iniziativa parlamentare Morisoli, che ha generato il Decreto referendato. Il Decreto è quindi un colpo di forza di una risicata maggioranza del Parlamento, che vuole imporre una visione finanziaria neoliberista. Votare NO serve quindi anche a rista- bilire la democrazia ed una visione più equilibrata.
Votare NO permetterà di revocare l’ordine dettato al Governo di agire con le forbici sulle spese. I limiti di competenza del Consiglio di Stato sono molto ampi: ad es. nella manovra di risanamento del 2019 le misure decise direttamente dall’esecutivo hanno rappresentato il 69% del totale. Inoltre le misure del Governo non sono referendabili. Infine i fautori del NO ricordano che il disavanzo cantonale non è colpa solamente della crescita delle spese, ma anche dei buchi lasciati dagli sgravi fiscali “senza rete” degli ultimi 25 anni, pari a 300- 400 mio Fr di minori entrate annue.
Va sottolineato come l’ultimo Rapporto sulle finanze pubbliche dell’Istituto di ricerche economiche dell’USI fornisca interessanti indicazioni sulla spesa cantonale e comunale rispetto agli altri Cantoni e al prodotto interno lordo: i dati sono del 2017, ma le tendenze sono chiare. Il Ticino ha spese complessive cantonali e comunali sotto la media svizzera. Le spese sociali sono in media svizzera, tranne in due ambiti dove si giustifica un maggior intervento pubblico in Ticino: 1) i sussidi per ridurre i premi pagati dagli assicurati alle casse malati (riconducibili ai salari più bassi); 2) le spese sociosanitarie (dovute alla quota maggiore di ultrasessantacinquenni). In altri settori, come la scuola e la politica dell’alloggio, il Ticino spende meno della media svizzera.