Cosa propone il progetto "La scuola che verrà?

Il 12 marzo scorso il Parlamento ha votato un credito quadro di fr. 6’730’000 destinato al finanziamento della sperimentazione del progetto La scuola che verrà per la durata di tre anni scolastici, secondo i criteri indicati nel rapporto di maggioranza firmato dai deputati PLR, PPD, PS e Verdi. Vi è quindi un’ampia maggioranza a sostegno della sperimentazione e il referendum contro La scuola che verrà è stato lanciato da forze di destra, ossia UDC e Lega, che sono da sempre favorevoli allo sviluppo della scuola privata, anziché al miglioramento della scuola pubblica. Già questo fatto dovrebbe indicare che non possono esserci dubbi su come votare il prossimo 23 settembre.

Quali sono i contenuti e i criteri indicati dal rapporto di maggioranza approvato dal Parlamento?

Prima di tutto La scuola che verrà sarà sperimentata in quattro sedi pilota di scuola media e in tre sedi di scuola comunale per la durata di tre anni: “un’entità esterna indipendente e neutrale” si assumerà la responsabilità dell’analisi della riforma, che potrà quindi essere corretta sui punti deboli, che certamente emergeranno. Vi saranno vari dispositivi (newsletter; incontri tra docenti, direttori, ispettori, ecc.; una commissione d’accompagnamento; coinvolgimento delle associazioni di insegnanti, studenti, genitori) per informare tutti gli attori del mondo della scuola sullo svolgimento della sperimentazione e sul grado di raggiungimento degli obiettivi.

In secondo luogo si sperimenteranno, estendendole, modalità di lavoro note, che sono due principalmente:

a) nella scuola media i “laboratori”, ossia lezioni con la metà della classe (oggi esistenti solo in italiano e scienze naturali): saranno introdotti già a partire dalla prima media e applicati per il 40% delle lezioni, ciò che è un vantaggio enorme per gli allievi (e permette di sopprimere i criticati livelli A e B in tedesco e matematica, ovvero dei corsi attitudinali e di base). La suddivisione degli allievi nei laboratori è stata voluta secondo un duplice modello (quello dipartimentale e quello voluto dai liberali), ma la sostanza cambia poco. Contrariamente alle leggende metropolitane il libretto scolastico con i voti numerici non sarà soppresso, ma alla fine della scuola dell’obbligo l’allievo riceverà un elenco delle competenze trasversali acquisite nel corso degli anni, che evidenzierà i punti di forza dell’allievo;

b) nella scuola comunale verrà introdotto un docente risorsa ogni otto sezioni e si procederà ad incentivare la generalizzazione dei docenti delle materie speciali (attività creative, educazione fisica ed educazione musicale): queste risorse supplementari permetteranno in certi momenti di suddividere la classe in due gruppi, che saranno gestiti ognuno da un insegnante, il che va pure a vantaggio dell’apprendimento degli allievi.

I maggiori investimenti, qualora La scuola che verrà fosse generalizzata, sono definiti in 34,6 milioni di franchi annui, di cui 9 milioni a carico dei Comuni: gli investimenti maggiori vanno per sviluppare i laboratori (8 milioni), per accrescere la collaborazione tra docenti di scuola media (6 milioni), per potenziare il ruolo dei docenti di classe nelle scuole medie (3 milioni) e per l’assunzione di docenti risorsa nelle scuole comunali (15 milioni). Votiamo quindi Sì a questo investimento a favore dei ragazzi della scuola dell’obbligo, che garantirà una maggiore uguaglianza di possibilità indipendentemente dall’origine sociale degli allievi.