Il docente d’appoggio è un insegnante formato nella professione. Non sostituisce il docente titolare nei rapporti con le famiglie, ma lo accosta nel lavoro quotidiano secondo un orario e un’organizzazione stabilita di comune accordo. La compresenza di due docenti in classe è un lavoro di squadra che concerne tutti gli ambiti: la programmazione, la preparazione dei materiali, il supporto puntuale dato agli allievi… La letteratura specializzata ne parla sin dagli anni ’60, perché è una modalità di insegnamento che contribuisce in modo importante a migliorare le condizioni dell’apprendimento e a concretizzare valori condivisi, quali l’equità e le pari opportunità.
Il vantaggio di avere un docente d’appoggio non deriva, come dicono alcuni semplificando, dal diverso rapporto numerico tra allievi e insegnanti, non deriva nemmeno da un aumentato benessere degli insegnanti; deriva invece dall’interazione e dalla collaborazione fra tutti gli attori in campo. È questo il valore aggiunto di questa figura divenuta, con gli anni e con i mutamenti socioeconomici, sempre più rilevante.
Il disegno di legge approvato dal Parlamento il 23 settembre 2020 è una valida risposta ai bisogni della scuola dell’obbligo, perché introduce misure che concretizzano uno stretto contatto fra docente e allievo, che è la via maestra per ogni apprendimento.
Fin qui ho citato la scelta del docente d’appoggio, ma sono contentissima anche per l’introduzione di un consistente numero di ore dedicate al laboratorio in prima e seconda media, in matematica, italiano e tedesco. Sono convinta che i risultati non si faranno attendere.
La pedagogia definisce quali sono i metodi più efficaci per insegnare, ma spetta alla politica dire sì o no, assumendosene la responsabilità: l’approvazione del rapporto del rapporto della Commissione formazione e cultura sul messaggio 7704 darà nuova linfa a tutta la scuola dell’obbligo.
Daniela Pugno Ghirlanda, granconsigliera