10'028 NO ai tagli cantonali!

Da: Raoul Ghisletta, segretario VPOD Ticino

Le cittadine e i cittadini ticinesi voteranno, forse in maggio, sul Decreto legislativo concernente il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni. Nel Foglio ufficiale del 12 gennaio 2022 la Cancelleria dello Stato ha dichiarato riuscita la domanda di referendum appoggiata da 10'028 firme valide, quando ne occorrevano 7'000.

Il Sindacato VPOD Ticino e le altre 20 organizzazioni del Comitato referendario sono ovviamente contenti che la popolazione potrà avere l’ultima parola su questa squilibrata e grave decisione del Parlamento ticinese, che danneggia gli utenti ed il personale delle strutture sociosanitarie, gli enti universitari, la scuola e i servizi cantonali per la popolazione. Il Comitato referendario ringrazia tutte le persone che hanno firmato.

Con il referendum diciamo NO ai tagli su case anziani ed enti sociosanitari. Diciamo NO ai tagli sulla scuola e sulla formazione/ricerca universitaria. Diciamo NO a un risanamento ingiusto, che impone solamente sacrifici alla maggioranza della popolazione. Ed esigiamo il rispetto delle regole della Costituzione e della legge sulla gestione finanziaria!

Il decreto legislativo referendato infatti mira al pareggio di conti “con delle misure prioritariamente di contenimento della spesa, escludendo l’aumento delle imposte”. Ad essere colpite sono le spese del personale cantonale, l’acquisto di beni e servizi per far funzionare il Cantone e infine le spese di trasferimento, in particolare i contributi agli enti sociosanitarie e alle strutture universitarie.

In base al decreto legislativo referendato il Consiglio di Stato avrà l’ordine di agire tagliando sulle spese del personale di sua competenza, che sono parecchie e non possono essere referendate:

  • blocco in tutto o in parte delle sostituzioni di impiegati, docenti e operatori scolastici specializzati partenti;
  • congelamento o riduzione di contributi versati agli enti sociosanitari e universitari, modificando i parametri di finanziamento contenuti nei contratti di prestazione;
  • riduzione della manutenzione di edifici, strade, informatica ecc. e rallentamento del programma degli investimenti;
  • blocco per 4 anni ogni nuova spesa anche in ambito climatico e di digitalizzazione;
  • riduzione di sussidi alle persone del ceto medio, fissati per regolamento

Questo decreto peggiora la qualità̀ e l’efficacia dei servizi sociosanitari, dei servizi pubblici e della formazione: e va quindi ad intaccare le condizioni di vita della maggioranza della popolazione. Per questo in vista del voto di primavera sarà importante continuare la mobilitazione dal basso con lo scopo di convincere la popolazione a votare NO.