COSTITUITO IL COMITATO REFERENDARIO CONTRO I TAGLI

Da: Raoul Ghisletta - segretario Sindacato VPOD Ticino

Il Comitato referendario contro i tagli ha come obiettivo di opporsi con il referendum al Decreto legislativo concernente il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni, adottato da una risicata maggioranza del Parlamento ticinese il 19 ottobre 2021, senza che al Governo fosse stata consentita la presentazione di un messaggio sull’iniziativa parlamentare elaborata dell’UDC che ne è alla base. Questo decreto legislativo finanziario ha uno stampo chiaramente neoliberista, che da tempo è propagandato da un partito minoritario come l’UDC: tuttavia sinora alle nostre latitudini questa visione neoliberista non era mai stata codificata in una legge. In questo senso possiamo affermare che si tratta di un atto estraneo alla nostra cultura politica, che deve essere combattuto con forza, sia in base ai nostri ideali di giustizia, sia per motivi concreti.

Sedici associazioni, sindacati e partiti hanno costituito il Comitato referendario contro i tagli.

Gli aderenti ad oggi sono i seguenti:

  1. Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei comuni
  2. Associazione per la difesa del servizio pubblico
  3. Comitato SOS sanità socialità scuola
  4. Forum alternativo
  5. Gioventù socialista (GISO)
  6. IVerdi Ticino
  7. Movimento per i diritti degli anziani e dei pensionati
  8. Movimento della scuola
  9. Partito comunista
  10. Partito operaio popolare
  11. Partito socialista
  12. Sindacati indipendenti ticinesi (SIT)
  13. Sindacato dei media e della comunicazione (Syndicom)
  14. Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari (VPOD)
  15. Sindacato del personale dei trasporti (SEV)
  16. Sindacato studenti e apprendisti (SISA)

Ulteriori adesioni al Comitato referendario sono attese nelle prossime settimane.

Il Comitato referendario contro i tagli ha come obiettivo di opporsi con il referendum al Decreto legislativo concernente il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni, adottato da una risicata maggioranza del Parlamento ticinese il 19 ottobre 2021, senza che al Governo fosse stata consentita la presentazione di un messaggio sull’iniziativa parlamentare elaborata dell’UDC che ne è alla base. Questo decreto legislativo finanziario ha uno stampo chiaramente neoliberista, che da tempo è propagandato da un partito minoritario come l’UDC: tuttavia sinora alle nostre latitudini questa visione neoliberista non era mai stata codificata in una legge. In questo senso possiamo affermare che si tratta di un atto estraneo alla nostra cultura politica, che deve essere combattuto con forza, sia in base ai nostri ideali di giustizia, sia per motivi concreti.

Infatti adottando questo decreto legislativo, la risicata maggioranza del Parlamento cantonale ha ordinato al Governo di agire con le forbici sulle spese: e, se il decreto legislativo non sarà bocciato in votazione dal popolo ticinese, il Consiglio di Stato dovrà ubbidire utilizzando le sue ampie competenze, che gli consentono di tagliare la spesa senza dover fare modifiche di legge referendabili.

In particolare il Governo molto probabilmente congelerà o ridurrà i contributi versati agli enti sociosanitari e universitari, modificando i parametri di finanziamento contenuti nei contratti di prestazione: in un contesto di crescita della spesa causa maggiori impegni il solo congelamento della spesa significa un taglio per questi delicati ambiti.

Il Governo inoltre bloccherà in tutto o in parte le sostituzioni di impiegati, docenti e operatori scolastici specializzati partenti, che erano alle dipendenze del Cantone: il che significa peggiorare la qualità e l’efficacia dei servizi alla popolazione e della formazione.

Il Governo ridurrà pure la manutenzione di edifici, strade, informatica, ecc. e rallenterà il programma degli investimenti: il che significherà meno lavoro per le piccole e medie imprese, creazione di debiti occulti e ritardi nell’affrontare le necessità del presente e del futuro, come ad es. la digitalizzazione.

Con grande probabilità il Governo bloccherà per 4 anni ogni nuova spesa: questo significa che il Ticino non affronterà con energia sufficiente le sfide che ci attendono, dai cambiamenti climatici alla situazione pandemica!

Infine il Governo ridurrà le prestazioni finanziarie fissate da regolamenti in tutti gli ambiti, ossia settore sociale, economico, ambientale, culturale, giustizia, ecc. Il decreto legislativo indica che la riduzione dei trasferimenti deve essere fatta “senza incidere sui sussidi alle persone meno abbienti”. Dove sia il limite tra “meno abbienti” e ceto medio non è stato precisato dalla risicata maggioranza sostenitrice del decreto legislativo (ricordiamo che in Ticino la maggioranza della popolazione ha un imponibile sotto i 50'000 franchi annui).

In conclusione il Comitato referendario dice:

- NO a tagli antisociali su case anziani ed enti sociosanitari

- NO a tagli iniqui sulla scuola, sulla formazione/ricerca universitaria e in generale sui servizi pubblici

- NO al congelamento miope di investimenti ambientali ed economici per il futuro

- NO a un risanamento squilibrato e ingiusto, che impone solamente sacrifici alla maggioranza della popolazione (ceto medio)

- SÌ al rispetto delle regole della Costituzione ticinese e della legge cantonale sulla gestione finanziaria, che impongono di far contribuire ai risanamenti finanziari anche i ricchi!

Il Comitato referendario contro i tagli invita le cittadine e i cittadini a firmare il referendum ed a rispedire le liste entro fine novembre, per consentire un primo bilancio della raccolta firme.

La consegna delle 7'000 firme necessarie alla riuscita del referendum avverrà martedì 21 dicembre 2021 nel pomeriggio.